APE

Associazione per il Progresso Economico

  • Home
  • L’Associazione
    • Gli organi sociali
  • Le Attività
    • Incontri effettuati
    • Il premio APE: le sezioni, i premiati
  • I Soci
    • Il futuro dell’Ape
    • I video
  • Contatti
  • Disclaimer
  • Archivio
Tu sei qui:Home / Associazione / Carlo Cattaneo e la cultura dei bonus

Carlo Cattaneo e la cultura dei bonus

Un articolo scritto dal Presidente Beniamino A. Piccone per la rivista RIVOLUZIONE POSITIVA.

Di fronte all’imperante nefasta cultura dei bonis, non possiamo che rifarci ai migliori riferimenti italiani per cercare di contrastarne l’andazzo. Bonus monopattini, bonus biciclette, bonus vacanze, ecobonus. Chi più ne ha ne metta. Siamo diventati l’economia dei bonus, a disposizione di tutti, senza limiti di reddito, per cui anche i benestanti ne hanno diritto. L’ecobonus per le seconde case poi ha del clamoroso. Chi possiede seconde case, i disperati, le madri separate senza aiuti dell’ex marito o le persone agiate, magari già in pensione, calcolata sul metodo retributivo, come possono tutti percepire lo stesso sussidio?.

Nei suoi scritti Carlo Cattaneo-straordinario uomo di pensiero, mente universale secondo Luigi Einaudi, così definito nei Saggi di economia rurale, da lui curati (Einaudi, 1939)- ha sempre voluto sottolineare l’importanza dei fattori immateriali. Per elevare il tenore di vita di tutti, lo sviluppo economico deve fare leva non solo sui fattori classici di capitale e lavoro, bensì su fattori più propriamente umani: gli atti d’intelligenza, il pensiero, la forza di volontà, gli assetti normativi e istituzionali, i saperi, le informazioni, la liberà di movimento e di rapporti (vedasi Carlo Cattaneo, L’innovazione come leva di sviluppo, a cura di Carlo G. Lacaita, Le Monnier, 2001).

Le regalie, i bonus non fanno leva sulla capacità delle persone; sono dei regali del Principe, finanziati tramite ulteriore deficit che si somma al debito precedente, incrementando a dismisura il debito pubblico che grava sulle generazioni successive.

Se l’economia deve contribuire a risolvere i grandi problemi della Società, la miseria, l’ignoranza, stiamo andando nella direzione sbagliata, illudendo i cittadini che la ripresa economica post Covid-19 possa venire dalla domanda aggregata, sussidiata in modo disinvolto. Ma come fanno a invertirsi le aspettative-oggi particolarmente incerte-se il governo pensa di risolvere i drammatici problemi strutturali – le piaghe bibliche le chiamava Don Luigi Sturzo – con la politica dei bonus?.

Così come Cattaneo elogiava la Lombardia  – immenso dispositivo di fatiche – e il popolo lombardo per aver trasformato la terra incolta in una patria artificiale – dobbiamo chiederci quale sia la contropartita, la fatica necessaria per potersi meritare i bonus  che dovrebbero essere destinati ai poveri (quelli veri), agli indigenti, alle persone bisognose. Sempre Cattaneo scriveva che nella politica degli aiuti:

  1. bisognava evitare che la condizione del povero assistito potesse sembrare appetibile al lavoratore indipendente;
  2. distinguere accuratamente gli indigenti reali da quelli immaginari, perché  tutto l’edificio delle beneficienza si basa sul discernimento della falsa miseria da quella vera  e perché la mendicità, con le sue false apparenze, alimentava il dubbio dei filantropo e reprimeva sentimenti di pietà (vedasi Franco della Peruta, Carlo Cattaneo politico, Franco Angeli, 2001).

Invece dei bonus, bisognerebbe dedicare risorse, con priorità massima, alla scuola, recuperando i drammatici casi di povertà educativa, di evasione scolastica, di emarginazione. Nel contempo occorre dare maggior peso e dignità alla cultura scientifica, che in Italia non ha mai raggiunto il rango necessario.

Cattaneo, quando nel 1860 riprese la pubblicazione del Politecnico-da lui fondato nel 1839-scrisse mirabilmente: Ragionar di scienza e d’arte non è sviare le menti dal supremo pensiero della salvezza e dell’onore della patria. La legislazione è scienza; la milizia è scienza; la navigazione è scienza. L’agricoltura, vetusta madre della nostra nazione, sta per tradursi tutta in calcolo scientifico. Scienza è forza.

Nel pensiero di Cattaneo l’intelligenza e la volontà sono considerate fonti di ricchezza: Non v’è lavoro, non v’è capitale , che non cominci con un atto l’intelligenza. Prima d’ogni lavoro, prima d’ogni capitale, quando le cose giacciono ancora non curate e ignote in seno alla natura, è intelligenza che comincia l’opera, e imprime in esse per la prima volta il carattere di ricchezza.

Cattaneo invitava ad osservare la storia secondo la quale la ricchezza è cresciuta in ragione inversa dalla fatica se prima c’è stato un atto d’intelligenza.

Ricchezza e riposo sono frutti d’un atto di intelligenza. Se il pastore è più agiato del selvaggio, ciò avvenne solamente per la scoperta degli animali pastorecci. La nuova ricchezza fu dunque il frutto d’un nuovo atto d’intelligenza. E nuovamente la ricchezza crebbe in ragione inversa del lavoro.

Cattaneo inoltre scrive: Falso è dunque che il lavoro per sé sia il padre della ricchezza, come pensò Adamo Smith e come dopo di lui viene ripetuto dal vulgo. La vita del selvaggio è sommamente faticosa e sommamente povera. La fonte d’ogni progressiva ricchezza è intelligenza: l’intelligenza tende con perpetuo sforzo a procacciare a un dato numero d’uomini  una maggior quantità di cose utili, o la stessa quantità di cose utili a un numero di uomini sempre maggiore.

Cosa c’entrano i bonus con la fatica e l’intelligenza? Non esiste favorire le persone agiate, chi già sta bene, limitando così gli aiuti alle fasce di reddito più basse. L’ultimo caso dei bonus di 600 euro ai deputati titolari di partita IVA è l’ulteriore dimostrazione che i provvedimenti legislativi sono scritti con i piedi.

Nelle lezioni tenute al Liceo cantonale di Lugano nel 1853-54 Cattaneo esaltò l’intelligenza come la fonte d’ogni progressiva ricchezza. Come scrisse nel 1857, nei trattati d’economia gli atti d’intelligenza avrebbero dovuto essere classificati come atti di valore per sé, quanto il lavoro e il capitale.

Il capitale, quindi, non è frutto del risparmio, ma di atti di intelligenza. Il lavoro senza l’intelligenza è impotente a creare nuovo valore senza l’applicazione del pensiero creativo.

Quindi vediamo quanto sia erroneo il detto comune degli economisti che il capitale si forma con il risparmio. E’ come dire che il frumento nasce sul granaio. Se  l’atto d’intelligenza non avesse dato l’acquisto del capitale, non si avrebbe avuto l’occasione di farne risparmio. Il risparmio conserva ciò che l’intelligenza acquista.

Nulla accade nella sfera delle ricchezza che non riverberi in essa della sfera delle idee.

Senza nuove generazioni preparate, sia a livello di competenze che a livello emotivo, con lo spirito giusto, pronti alla fatica del mestiere di vivere, il futuro del nostro Paese non potrà essere che oscuro, alla faccia del sorriso di numerosi ministri che, evidentemente, non  si capacitano ancora di essere arrivati nella stanza dei bottoni, e che non sanno proprio quali tasti pigiare.

Archiviato in:Associazione, Newsletter

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Linkedin
  • Twitter

Copyright © 2023 APE Associazione per il Progresso Economico Via Domenichino 12, 20149 Milano Tel.+390248011266

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.OkLeggi di più