22-2-22
Un articolo scritto dal Presidente Beniamino A. Piccone per Forbes dopo la scomparsa del Cav. Marino Golinelli, socio APE da molti anni.
Marino Golinelli ci ha lasciati, socio APE da molti anni, per ricordarlo ho scritto questo articolo su FORBES.
Alla nostra Associazione mancherà e a me in modo particolare.
Dopo una vita dedicata all’impresa e alla scienza, all’insegna dell’ottimismo, contrassegnata da mille interessi e dalla forte fiducia nell’uomo, il 19 febbraio è morto Marino Golinelli, formidabile imprenditore e filantropo.
La scienza come punto di riferimento di Marino Golinelli
Nato l’11 ottobre 1920 (lo stesso anno di Carlo Azeglio Ciampi) a San Felice sul Panaro in provincia di Modena, in una famiglia di 11 fratelli, non fu uno studente modello. Ma a 17 anni venne illuminato dalla lettura di un volume di Niels Bohr, premio Nobel per la fisica (nel 1922). Da quel momento la scienza è stata il suo punto di riferimento. Si iscrisse alla facoltà di scienze farmaceutiche e si laureò a 23 anni nel 1943.
Ad appena 5 anni dal conseguimento della laurea, neanche trentenne, rileva un laboratorio che chiama Biochimici Alfa, con un solo dipendente e inizia a produrre sciroppi. Era lo stesso Golinelli a trasportarli e consegnarli alle farmacie nei dintorni di Bologna con una moto Guzzi. Nel tempo la Alfa ha assorbito la Wassermann, la Schiapparelli, la Sigma Tau. Tra i suoi farmaci più importanti il Vessel contro le trombosi e il Normix, celebre antibiotico. Dagli sciroppi degli anni ’40 agli antitumorali, con la ricerca scientifica come base per raggiungere obiettivi importanti.
A Bologna regna un’imprenditoria diffusa con una caratteristica particolare: proliferano le famiglie che tramandano nel tempo le loro iniziative, riuscendo a mantenere un equilibrio fra vecchie e nuove generazioni e conseguendo grandi successi nella sempre più difficile competizione nazionale e globale.
La nascita della sua Alfasigma
Maccaferri, Seragnoli, Vacchi (in ordine rigorosamente alfabetico) sono nomi ormai noti in tutto il paese. Ma la perla è l’Alfasigma fondata da Golinelli. Attualmente Alfasigma è uno dei 5 principali player dell’industria farmaceutica in Italia, con un fatturato che nel 2021 ha superato di gran lunga il miliardo di Euro. L’azienda è presente con filiali e distributori in circa 90 paesi nel mondo ed impiega in totale oltre 3.000 dipendenti.
Alfasigma è attiva in 9 aree terapeutiche con un portfolio che comprende specialità da prescrizione, prodotti di automedicazione, e nutraceutici. In Italia presidia le seguenti aree terapeutiche di primary care da prescrizione: gastroenterologia, medicina vascolare, malattie metaboliche, cardiologia, ortopedia e reumatologia, pneumologia, ginecologia. Accanto al business che si può definire “tradizionale”, Alfasigma ha una seconda divisione dedicata al Contract Manufacturing, vale a dire la produzione conto-terzi per altre società farmaceutiche italiane e non.
“Non ho la barca, né l’aereo privato” mi ripeteva Marino Golinelli, cosi come quanto sia stato importante per lui Bohr e l’incontro con Rita Levi Montalcini nel 1980. La scienza prima di tutto. Sempre.
Golinelli, Cavaliere del lavoro, era fissato con i perchè. Anche ai bambini delle scuole elementari che frequentano l’Opificio, chiede cosa è piaciuto loro. Un giorno mi raccontò con il sorriso negli occhi: “Una volta un bimbo di sei anni mi ha detto di essere stato affascinato dai neuroni. Che soddisfazione”.
La fondazione Golinelli
A me è tornato in mente, visto che a Bologna c’è la sede della Zanichelli, di una vivace discussione tra Federigo Enriques (padre di Giovanni Enriques, che rivitalizzò la Zanichelli) e Benedetto Croce. Quest’ultimo accusò Enriques (insigne matematico) di invadenza di campo e incompetenza. Giovanni Enriques spiega bene cosa sottaceva: “Fu un episodio di incontro-scontro di due culture: tra un sistema filosofico che tenda a dare una posizione predominate alla scienza e un altro che assegna a questa un ruolo subordinato quasi assimilando la scienza stessa alla tecnica”. Golinelli avrebbe parteggiato con forza per Enriques.
Avendo un desiderio di futuro superiore a chiunque altro, Golinelli nel 1988 ha dato vita alla fondazione che porta il suo nome “affinchè i bambini e i giovani possano crescere con un bagaglio culturale adatto a farne i futuri cittadini del domani, attraverso attività di laboratorio e di divulgazione della cultura scientifica”. La Fondazione Golinelli è l’unico esempio di fondazione privata ispirato al modello delle grandi fondazioni filantropiche americane. Concretezza, pragmatismo, visione e capacità progettuale la rendono un caso di best practice a livello internazionale.
Il progetto dell’Opificio Golinelli
Una delle realizzazioni della fondazione è l’Opificio Golinelli, realizzato investendo 12 milioni di euro in un grande progetto di riqualificazione urbana. L’Opificio è una “cittadella della conoscenza e della cultura di Bologna” – che non a caso richiama la capacità di fare, di lavorare -, ricavato una ex area industriale ristrutturata mantenendone le linee architettoniche originali.
Nei circa 9.000 mq, che accolgono 150.000 persone all’anno, si tengono sei diverse attività:
- La “Scuola delle idee “, spazio ludico per bambini dai 18 mesi ai 13 anni, per stimolarne la creatività con un approccio interdisciplinare.
- Le “Scienze in pratica”, laboratorio per i ragazzi fra i 14 ed i 19 anni inteso a promuovere la passione per la scienza e la tecnologia, con possibilità di sperimentare. Io e Pippo abbiamo visto con gioia circa 30 ragazzi, seguiti dagli insegnanti, analizzare i solfiti.
- Il “Giardino delle Imprese”, scuola informale di educazione alla cultura imprenditoriale per giovani fra i 13 ed i 25 anni, dotata di acceleratori.
- La “Scienza in piazza”, che organizza manifestazioni nelle strade e negli spazi urbani per la diffusione della cultura scientifica.
- “Educare a educare”, programma pluriennale nazionale di formazione degli insegnanti di tutte le scuole. Ah, quanto è importante la pedagogia;
- “Arte, scienza e conoscenza”, mostre, convegni e dibattiti sulle connessioni fra arti e scienze.
Il rapporto con la famiglia
Naturalmente, Marino Golinelli non ha fatto tutto questo da solo. La moglie Paola gli è sempre stata accanto, con la sua originale acconciatura dai colori vivaci, la sua positività, la sua gioia di vivere. Il figlio Stefano ora è presidente del Gruppo.
Con una sessantina di persone entusiaste e motivate che ci lavorano ogni giorno, Golinelli ha messo in piedi “un’impresa sociale il cui prodotto, il cui dividendo e il cui profitto finale sono l’educazione, la formazione la cultura e la crescita della società”.
Golinelli ha messo ulteriori risorse a disposizione della Fondazione per il progetto Opus 2065, con il quale intende rafforzare la missione etica della Fondazione, puntando alla formazione di giovani e insegnanti, a un centro di ricerca sui campi futuribili del sapere (compresi i Big Data), e a un fondo per il supporto di nuove attività imprenditoriali. Forte della fiducia nel metodo scientifico, Golinelli nel 2018 si impegnò affinché i giovani approfondissero il tema dell’analisi dei dati. Venne quindi costituito un consorzio tra Università di Bologna, Politecnico di Milano e Fondazione Golinelli con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento in Italia per la ricerca nel campo di Big Data e Data Science.
L’amore per la vita e per i giovani
Grande collezionista di arte contemporanea, Golinelli mi diceva che “quando pensiamo abbiamo un’attività cerebrale che somiglia ad un arabesco straordinario: Mi piacerebbe vederlo disegnato. Chissà”. In realtà ha fatto di più: quell’arabesco straordinario lui lo ha realizzato e lo ha donato tutti i giorni ai ragazzi, al nostro futuro, all’Italia bella.
Chiudo con un ricordo personale. Da presidente dell’Associazione per il Progresso Economico – che si è onorata per anni di avere come socio Marino Golinelli – ho moderato numerosi dibattiti nei quali la lucidità e lo sguardo lungo dell’imprenditore bolognese si toccavano con mano. Nell’ultima nostra telefonata di auguri natalizi prima di Natale, Marino mi disse: “Caro Piccone, fai del bene”. Golinelli amava la vita e i giovani, voleva che l’italiano si dedicasse non solo al proprio interesse, ma anche agli altri. Un insegnamento per tutti noi.
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