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I primi otto mesi della Presidenza Trump, una bella serata con Paolo Magri e Andrew Spannaus

Il direttore dell’Istituto di Studi di Politica Internazionale Paolo Magri e il giornalista Americano Andrew Spannaus – autore di diversi volumi e curatore del blog Transatlantico ci hanno regalato una serata piacevole e interessante.
Paolo Magri, appena tornado dalla Giordania, continua a rimanere sorpreso nel vedere un presidente degli Stati Uniti cosi impreparato. E’ stato lo stesso Donald Trump, peraltro, a dichiarare che non si aspettava che fare il presidente degli Stati Uniti fosse così difficile.
Abbiamo visto quanto Trump possa essere imprevedibile, con i suoi tweet all’impazzata, con le dichiarazioni verso il dittatore nord.coreano Kim Sung Un, con le invettive verso i giornalisti del New York Times (che non vedevano l’ora di trovare un presidente così notiziabile).
Magri sottolinea come Trump sia incontenibile, se la prende con tutti, compresi i giocatori dell’Nba e di football Americano, che hanno deciso di inginocchiarsi all’inno nazionale per protestare contro il razzismo ancora presente negli States.

Non deve sorprendere l’isolazionismo, ampiamente annunciato in campagna elettorale, che di fatto rafforza l’ascesa cinese, che beneficia del calo di credibilità d’oltreoceano.
In ogni caso, cercando di essere obiettivi, finora Trump di risultati ne ha portati a casa pochi. Il muro tra Messico e California è ancora senza fondi, la riforma Obamacare è ancora in piedi vista l’opposizione di molti repubblicani al Congresso e la riforma fiscale è ancora in bozze.
Incredibile agli occhi degli europei il fatto che gli elettori di Trump del Michigan o degli stati colpiti dalla globalizzazione possano tollerare ministri provenienti dale banche d’affari che hanno redditi e ricchezze mostruose. E’ con i banchieri di Goldman Sachs che Trump vuole ridurre la concentrazione della ricchezza?
Andrew Spannaus ribadisce che a Donald Trump manca la progettualità. Per fortuna il cosiddetto “deep state” – ossia il Dipartimento di Stato, la CIA, l’FBI – e il Congresso dimostrano, insieme alla stampa combattiva, che negli Stati Uniti esiste un forte sistema di check & balance.

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