7-7-23
Un articolo scritto dal Presidente Beniamino A. Piccone per Milano Finanza
Le banche offrono solo mutui a tasso variabile. E così sono 7,8 milioni le famiglie inglesi che hanno difficoltà a pagare le rate
La notizia che nel Regno Unito milioni di famiglie si trovano in difficoltà a causa del fortissimo rialzo delle rate dei mutui dovuto al rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale inglese costituisce l’occasione per riflettere sul rapporto tra finanza, gestione del rischio e stabilità sociale.
Così come il mercato a termine sulle materie prime – il Chicago Board of Trade, luogo noto anche per il film di Eddie Murphy “Una poltrona per due”, “Trading places” nel titolo originale – è nato per consentire agli agricoltori di coprirsi dal rischio di cambio del prezzo delle derrate alimentari tra il momento della semina e del raccolto, così il mercato a termine sui tassi di interesse si è sviluppato per consentire agli intermediari finanziari e ai loro clienti di ridurre il rischio di interesse, ossia il rischio che i tassi di interesse possano salire o scendere in modo imprevedibile, causando gravi perdite al conto economico dell’istituzione, della società o della persona fisica che si trova ad avere attività o passività finanziarie (per esempio obbligazioni o mutui sulla casa).
Le differenze con l’Italia
Se in Italia è normale che il mutuatario possa scegliere tra un mutuo a tasso fisso – caratterizzato da meno rischi, visto che la rata sarà fissa per tutta la durata del mutuo – e uno a tasso variabile – soggetto agli sbalzi dei tassi di interesse, nel Regno Unito gli intermediari offrono esclusivamente mutui a tasso variabile. I mutui esistenti “a tasso fisso” sono rinegoziati ogni 3-5 anni. In sostanza il cittadino inglese che si indebita per comprare l’agognata casa – la frase “my home is my castle” si tramanda nel tempo – non può assicurarsi dal rischio del rialzo dei tassi.
Il rialzo dell’inflazione in tutto il mondo, ripartita a fine 2021 – ben prima dell’invasione criminale dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin – e cresciuta in modo vorticoso nel biennio 2022/23, ha costretto le banche centrali – dormienti per lungo tempo, fallaci, come ha ammesso anche il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco – a procedere ad un repentino e continuo rialzo dei tassi per evitare il disancoraggio delle aspettative dei mercati finanziari, i quali dimostrano (vedasi tassi reali negativi a lungo termine) di continuare a credere nella stabilità monetaria garantita da banche centrali indipendenti.
La scure della Banca d’Inghilterra
L’ultima manovra restrittiva della Bank of England, la Old Lady, ha visto i tassi passare dal 4,5% al 5%, contro un livello vicino all’1% a fine 2021. Il rialzo dei tassi a breve ha fatto impennare le rate dei mutui a tasso variabile, che sono composte da una quota capitale e una quota interessi.
Secondo il Niesr (National Institute of Economic and Social Research) sono ormai 7,8 milioni le famiglie inglesi in difficoltà nel pagare il mutuo. Entro la fine del 2023 i mutuatari si troveranno rate cresciute del 50% al momento della rinegoziazione. Da oggi alla rinegoziazione, le notti insonni quante saranno? La conseguenza è la vendita obbligata dell’immobile, o il “repossessment” da parte dell’istituto di credito che ha erogato il mutuo.
Il mutuatario passa da avere una casa propria a cercare una casa in affitto, certamente non a Londra che ha dei prezzi inaccessibili, ma a centinaia di chilometri dalla capitale. Di fatto moltissima gente passa la vita sui treni o sui bus in un infinito “commuting” (pendolarismo). Siccome poi sono in tanti a cercare una casa in affitto, i canoni di locazione salgono costringendo il cittadino a spendere una gran parte del proprio reddito per avere un tetto dove dormire.
La finanza dovrebbe aiutare i cittadini a ridurre i rischi che non sono in grado di gestire. In tempi caratterizzati da grandi incertezze, dalla “modernità liquida” disegnata efficacemente da Zygmunt Bauman, stiamo assistendo a cambi improvvisi di politica monetaria che mettono a repentaglio la vita ordinata di milioni di persone. Il maggior costo degli interessi sui mutui per le famiglie inglesi è stimato per il solo 2023 nell’intorno di 12 miliardi di sterline. Un salasso a dir poco significativo.
Rate carissime
Nelle aule universitarie insegniamo che il lavoratore che percepisce uno stipendio fisso non dovrebbe scegliere il tasso variabile ma dovrebbe optare per il tasso fisso al fine di azzerare il rischio di default nel caso di un rialzo dei tassi. Anche perché, il tasso fisso offerto dalle banche è calcolato in base ad un parametro (l’IRS, Interest Rate Swap) che può essere visto, approssimativamente, come una sorta di media dei tassi variabili attesi (Euribor).
Pertanto, a parità di tutte le altre condizioni, la rata che si ottiene optando per il tasso fisso sarà, largo circa, a metà tra la rata più alta e la più bassa che si avranno optando per il tasso variabile. E una famiglia che non può sostenere il pagamento della rata a tasso fisso, molto probabilmente, non potrà permettersi metà delle rate di un ammortamento a tasso variabile.
Fortunatamente sono milioni le famiglie italiane con un mutuo a tasso fisso. Ma anche le banche godono di tale scelta poiché hanno in portafoglio crediti che sono coperti dal rischio di tasso.
A Londra la situazione è diversa. Le banche non si sono coperte sui mutui emessi a tasso variabile. Il mutuatario, che non può scegliere il tasso fisso, si trova quindi in balia di forze che non dipendono da lui. Ne deriva che la società nel suo complesso deve sottostare a rischi inusitati che poi portano alla deflagrazione sociale, alla concentrazione della ricchezza e a scelte perdenti e irrazionali, vedasi Brexit.
MF – Numero 132 pag. 5 del 07/07/2023
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