27-12-22
Un articolo scritto dal Presidente Beniamino A. Piccione per Milano Finanza
La Juventus nell’ultimo mese è entrata con forza sulle prime pagine dei giornali, ma non per i risultati calcistici, bensì per le vicende societarie, che hanno portato alle dimissioni dell’intero consiglio di amministrazione, a seguito delle accuse della Procura di Torino, che ha sollevato numerose questioni sulla veridicità del bilancio.
A commento di un documento excel sequestrato negli uffici del club, i pubblici ministeri scrivono: “Contabilità in nero della Juventus”. Esisteva un libro in nero dei procuratori di calcio, esistevano debiti – come quelli reclamati da Cristiano Ronaldo – non evidenziati a bilancio. Per non parlare delle fatture “inesistenti” (dal 2018 al 2021) contestate per un valore “fittizio” di quasi due milioni di euro. Inoltre, la riduzione degli stipendi concordata con i giocatori – e comunicata al mercato – è risultata inferiore alla realtà. In sostanza, l’esposizione debitoria è molto più alta di quella descritta nei bilanci. L’accusa finale dei pm è di aver alterato i bilanci degli ultimi tre anni. I reati contestati sono diversi: manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Un ulteriore reato contestato è ostacolo alla vigilanza. Juventus Club FC è una società quotata, vigilata dalla Consob, che è tenuta a tutelare i risparmiatori-investitori. In una situazione di possibile reiterazione del reato, se il cda non si fosse dimesso, sarebbero potuti scattare i mandati di cattura per il presidente – Andrea Agnelli – e l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene (già direttore Generale della Gestione Sportiva della Ferrari). Quest’ultimo, intercettato, parlando dell’area finanza Juve, dice: “Lì ormai sono diventati talmente esperti a fare i trucchetti”, parlando probabilmente delle plusvalenze fittizie sui calciatori comprati e venduti.
L’Assemblea degli azionisti della Juventus è convocata per oggi 27 dicembre – dopo due rinvii, visto che in precedenza l’assemblea era stata fissata per il 28 ottobre e poi il 23 novembre – quando gli azionisti valuteranno se approvare la nuova situazione economico-patrimoniale, nettamente cambiata dopo i rilievi della Consob (delibera del 19 ottobre 2022, ai sensi dell’art. 54-ter del TUF) e delle contestazioni della Procura. Al di là delle questioni giudiziarie, ciò che a noi interessa è il rapporto tra valori d’impresa e comportamento strategico.
Nella prefazione al volume di Vittorio Coda “Il buongoverno dell’impresa fra stabilità e dinamismo”, l’imprenditore olivettiano Ali Reza Arabnia ha scritto alcune righe memorabili per sintesi ed efficacia: “Ho sempre creduto che un capo azienda che sia degno di questo nobile titolo debba essere conscio della sua mortalità ma lavorare per l’immortalità della sua azienda. Questo per me lo scopo più universale per un leader”. Possiamo dire che Andrea Agnelli non ha per nulla ottemperato a questo proposito. Agnelli, come tutta la Juve, è stata colpita dall’ossessione per la vittoria della Champions League, traguardo stregato. A parte la vittoria nella serata tragica (39 morti) del 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, l’ultima vittoria del trofeo risale al maggio 1996, quando la Juve di Lippi superò l’Ajax ai rigori. L’acquisto di Cristiano Ronaldo – che sostiene di vantare un credito con il club nell’intorno dei 19 milioni di euro – avrebbe dovuto sfatare la maledizione, ma nel calcio, tutto può succedere. Come scrisse Gianni Brera – morto proprio trenta anni fa-, il calcio è “mistero senza fine bello”.
Arabnia prosegue: “E’ un sentimento che ti dà coraggio e ti mantiene sulla strada di “pensare bene, dire bene, fare bene” (Zoroastro, cit.), avendo sì come compagna di viaggio la paura, ma senza lasciartene condizionare. I risultati poi arrivano, al di là di ogni aspettativa”. Nel caso della Juventus, i risultati sono arrivati, ma sono stati ampiamente negativi, poiché è stata messa a rischio la sopravvivenza dell’impresa.
Ci si dovrebbe chiedere quali siano i valori seguiti dalla dirigenza dello storico club torinese (fondato nel 1897), quale sia l’orientamento strategico di fondo (OSF). Come ci ha insegnato Vittorio Coda, decano degli studi di economia aziendale, l’OSF è costituito dalle idee, dai valori, dalle convinzioni di fondo degli uomini chiave dell’impresa e quindi dai valori da questi posseduti, sia perché presenti nella loro struttura biologica, sia perché acquisiti o rafforzati nell’ambiente di riferimento, e quindi anche nel corso della loro esperienza manageriale.
La conduzione aziendale dovrebbe essere sana e onesta, confidando che gli amministratori seguano retti principi. “Mani sapienti e coscienze rette” avrebbe scritto il Governatore della Banca d’Italia del “miracolo economico” Donato Menichella. Alla prossima assemblea degli azionisti, prevista per il 18 gennaio, verranno eletti i nuovi consiglieri di amministrazione. Se non si porrà mano in modo serio all’orientamento strategico di fondo, che vede il delirio di onnipotenza e l’ossessione per la vittoria a qualunque costo, in modo gattopardesco “tutto cambierà perché nulla cambi”.
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