Una riflessione scritta dal Presidente Beniamino A. Piccone per la Gazzetta del Mezzogiorno sul valore della lettura.
Chi legge di più, vive più a lungo
Sull’Espresso Il giornalista Bernardo Valli, per oltre 50 anni nei teatri di guerra in tutto il mondo, ha spiegato efficacemente che uno dei migliori modi per affrontare la pandemia è leggere: “I libri sono il solo ricorso per vincere la segregazione”. Mi ha divertito il messaggio ricevuto da un amico che recita: “Non vedo l’ora che sia finita la pandemia, così da poter sdraiarmi comodo sulla mia chaise long e leggere beato”.
Sopraffatti dai social media, che rapiscono il nostro tempo a danno della lettura, dobbiamo ricordarci che chi legge non solo ha una vita più ricca (vive anche la vita degli altri, che spetto è più interessante della nostra, come sottolineava ironicamente Umberto Eco) ma vive più a lungo. Uno studio di Yale University ha evidenziato empiricamente che le persone che leggono fino a 3,5 ore a settimana hanno il 17% in meno di probabilità di morire nel corso dei 12 anni successivi rispetto a quelli che non lo fanno. Se si aumentano le ore di lettura sopra la media di 3,5 ore al giorno, la percentuale di sopravvivenza si alza sopra il 23%. Risultati simili si hanno per coloro che leggono giornali, riviste o quotidiani.
Per il cervello vale lo stesso principio dell’apparato muscolare: “Use it or lose it” (usalo o lo perderai). L’efficacia è maggiore quando si legge quotidianamente, come abitudine radicata. Altri autori hanno sottolineato che il passaggio dai periodici (che sono letti di più e hanno un effetto minore) ai libri potrebbe ritardare il decesso, per non parlare poi del cambio dalla televisione ai libri.
Quando devo iniziare la prima lezione del corso di Sistema finanziario in università, sorprendo gli studenti perché invece di parlare subito di mercati finanziari e banche centrali, cito il volume di Paola Mastracola – “La passione ribelle”(Laterza, 2015), dove si trova una definizione perfetta della parola “studio”: “Stare seduti per ore in un luogo appartato, soli, scollegati da tutto il resto, con un libro aperto davanti, indugiando sulle parole, fino a memorizzare, cioè fino a quando quel che sta scritto nel libro non si sia trasferito nel cervello e lì permanga se non per sempre, almeno il più a lungo possibile, e senza alcuno scopo immediato e concreto”. Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di fermarci su una pagina e indugiare sul testo.
Pensiamo al danno fatto alla popolazione tutta dalla chiusura delle biblioteche. Quanti studiosi sono stati privati delle possibilità di approfondimento! Nel mondo del surfing su google, andare in verticale e uscire dalla superficialità diventa fondamentale.
Nei momenti di sconforto e smarrimento, non dobbiamo dimenticare il messaggio sempiterno che ci ha lasciato la scrittrice francese Marguerite Yourcenar: “Fondare biblioteche è come costruire granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito”.
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