29-6-22
Una riflessione scritta dal Presidente Beniamino A. Piccone per MF Online.
La nomina di Francesco Billari, nuovo Rettore dell’Università Bocconi è una ottima notizia.
Un ottimo segnale per l’Italia tutta, in un Paese ottuagenario, definito spesso “non per i giovani”, l’Università Bocconi ha nominato un nuovo Rettore, Francesco Billari, di 52 anni, classe 1970, dal solido curriculum accademico.
Come per i precedenti Rettori – Andrea Sironi, ora alla presidenza delle Assicurazioni Generali, e Gianmario Verona, entrambi nominati a 46 anni – si compiono delle scelte all’insegna della meritocrazia, cercando di dare spazio a persone nel pieno delle loro energie. Francesco Billari, laureatosi Economia Politica in Bocconi nel 1994, successivamente è stato all’estero per parecchio tempo, prima a Berlino e Rostock presso il Max Planck Institute, poi, dopo essere diventato Full Professor si è trasferito all’Università di Oxford in qualità di Statutory Professor of Sociology and Demography e di Direttore del Department of Sociology e Professorial Fellow presso il Nuffield College, rientrando presso la propria alma mater nel 2017. Billari viene da una famiglia modesta di origini calabresi, dove mai nessuno si era laureato. Non è casuale che nella dichiarazione d’indirizzo del mandato elettorale, Billari abbia voluto rimarcare tra gli obiettivi la mobilità sociale “con la promozione di programmi per l’accesso all’università degli studenti indipendentemente dalle condizioni economiche e sociali, favorendo così il ruolo di ascensore sociale dell’ateneo sia a livello nazionale che internazionale, con particolare attenzione ai rifugiati”. In un’epoca in cui la Corte Suprema statunitense pare intenzionata a togliere diritti considerati ormai inalienabili e l’indifferenza verso la sorte dei migranti raggiunge livelli umanamente intollerabili, il messaggio di Billari di “attenzione ai rifugiati” – probabilmente anche ucraini – è un segnale che ci deve far sentire orgogliosi di essere italiani. La Bocconi è sempre stata attenta a consentire ai meno fortunati di studiare e conseguire risultati degni di nota. Giusto ricordare che un suo allievo particolarmente dotato, Paolo Baffi – diventato poi Governatore della Banca d’Italia (dal 1975 al 1979) – studiò in Bocconi solo grazie alle borse di studio. Sono numerosi i progetti dell’università di Via Sarfatti che tendono a premiare il merito. Non ultimo “Una scelta possibile”, un progetto diretto alle Scuole Superiori volto a valorizzare gli studenti di talento rimuovendo le barriere socio-economiche che potrebbero precluderne l’accesso. Proprio al prestigioso Nuffield College dell’Università di Oxford dove ha insegnato Billari, nel novembre 1991 l’allora presidente del Senato e dell’Università Bocconi Giovanni Spadolini inaugurò un centro studi europei presso il quale venne istituita una cattedra intitolata all’insegne giurista Arturo Carlo Jemolo (1891-1981), definito da Spadolini “grande maestro, l’uomo del dubbio e, quindi, della ragione”. Se a tre mesi dalla firma del Trattato di Maastricht (febbraio 1992) l’obiettivo dei Paesi UE era la creazione di “una grande patria europea”, oggi per il Rettore della Bocconi l’obiettivo dichiarato è “contribuire allo sviluppo di un ateneo globale e inclusivo, sempre alla frontiera nella ricerca di conoscenze originali e rilevanti, e con una forte passione per la didattica e per la crescita delle nuove generazioni che risponderanno alle sfide della nostra società”. Siamo certi che farà bene.
Alcune volte, come per Leonardo Del Vecchio, partire dal basso aiuta.
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