7-3-23
La politica abbia un codice materno sui migranti e paterno sull’economia
Un articolo scritto dal Presidente Beniamino A. Piccone per MF (Milano Finanza)
L’ennesima tragedia nel Mediterraneo, dove in questi ultimi anni migliaia sono le vittime migranti, deve far uscire la politica dall’ipocrisia. Nel 2023 non si hanno più giustificazioni, non siamo più in una situazione di “emergenza immigrazione”, la questione è da affrontare in modo serio e strutturato, senza accampare scuse o affermazioni privi di senso, tipo quelle del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, secondo cui i siriani a metà tra dittatura e terremoto, i turchi in preda alle case di fango costruite coi permessi del satrapo Recep Erdogan, le donne afghane a cui è vietato andare a scuola, non dovrebbero partire “per senso di responsabilità”. Parole in libertà, senza alcuna pietà.
Nel lontano 1989 il già Governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi scrisse: “Gli equilibri di mercato non soffriranno dunque di un effetto di domanda, bensì di una possibile carenza di offerta del fattore produttivo lavoro. In una condizione siffatta, l’immigrazione si presenterà come un meccanismo riequilibrante, un innesto naturale che sarà attivato dalle chiamate delle imprese produttive (e delle stesse famiglie)”. Sono passati 34 anni e siamo ancora alle parole di circostanza.
Perché si è esaurita la missione “Mare nostrum” che tra il 2013 e il 2014 salvò migliaia di poveri disperati? Perché la Guardia Costiera l’altra notte a Crotone non è intervenuta? Che senso hanno le direttive sulla “difesa dei confini”? Nel Mediterraneo non si deve più morire. Andrea Camilleri scrisse pagine bellissime (edite da Sellerio) sul Commissario Montalbano che nuota alla mattina presto davanti a casa e si trova il cadavere di un immigrato che galleggia.
L’Italia si trova da decenni in una situazione di calo demografico spaventoso. Non esiste più fiducia – “Il futuro non è più quello di una volta” (Paul Valery, cit.) – e ci si ritrae. Invece di fare figli, ci si circonda di cani e gatti. Spendiamo più in cibo per animali che per pannolini e latte in polvere per bebè. Secondo i dati forniti dall’Istat entro il 2036 l’Italia perderà 3,5 milioni di individui in età lavorativa con un -24,7% nella fascia 35-54 anni, un -7,4% in quella 15-34, e un +17,6% dei lavoratori nella classe 55-69.
Negli ultimi 5 anni la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) è diminuita di 756 mila persone. Nel solo 2022 di 133 mila. Negli ultimi venticinque anni la popolazione italiana è invecchiata: la media d’età da 38 a 44 anni. Nello stesso arco temporale gli occupati con meno di 35 anni sono diminuiti di 3,6 milioni mentre quelli con più di 45 anni sono cresciuti di 4,2 milioni. Con sempre più anziani, meno giovani, con quali risorse si potrà reggere il sistema pensionistico? Senza considerare il fatto che la popolazione invecchiata (con molti malati cronici) peserà in modo significativo sul sistema sanitario.
Nel volume di una vita “Le radici nel tempo”, l’economista Libero Lenti (1906-1993) – docente di statistica e politica economica a Pavia e in Bocconi, nonché storico consigliere di amministrazione di Davide Campari S.p.A. – scrisse passaggi meritevoli di essere citati per intero. L’economista alessandrino scrisse: “Ogni politica economica finisce sempre per adeguarsi a regole che alternativamente discendono da due codici: un codice per così dire “paterno”, che privilegia la produzione e l’investimento d’una più ampia quota delle risorse economiche, ed un codice “materno”, che invece privilegia l’impiego delle risorse in consumi”.
I governi italiani nel corso nel tempo hanno privilegiato in politica economica il codice materno, che andrebbe invece adottato coi poveri migranti, in fuga da guerre, carestie, terremoti, dittature terribili, mullah che impediscono alle ragazze di andare a scuola.
Basta coi Superbonus! Bonus monopattini, bonus biciclette, bonus vacanze, ecobonus. Le regalie non fanno leva sulla capacità delle persone; sono dei regali del Principe, finanziati tramite ulteriore deficit che si somma al debito precedente, incrementando a dismisura il debito pubblico che grava sulle generazioni successive.
Il governo diretto da Mario Monti adottò un codice paterno, ma il Paese non era pronto e il governo cadde in un baleno. Non esiste redistribuzione senza crescita economica. Per elargire, con criterio preferibilmente, si deve prendere dal reddito imponibile di imprese e lavoratori. È sullo sviluppo che bisogna puntare, soprattutto con un debito pubblico mostruoso da ripagare e un sistema pensionistico debilitato dai sussidi ai pensionati a retributivo che starà in piedi solo grazie all’afflusso migratorio.
Libero Lenti, che collaborò con Ugo La Malfa quando era ministro del Bilancio, ricordò la bella visuale dalle finestre del ministero di Via XX Settembre che permetteva la vista della statua di Quintino Sella, il “ministro della lesina”, le cui direttive sono state bellamente dimenticate.
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