24-3-23
Una riflessione scritta dal Presidente Beniamino Piccone per MF, dove collega l’intolleranza allo sviluppo economico, rifacendosi allo studioso americano Richard Florida.
Nei primi anni del nuovo millennio uno studioso americano, Richard Florida del Prosperity Institute dell’Università di Toronto, si chiese come mai alcune città che apparentemente avevano tutto (università, laboratori di ricerca) non decollavano da un punto di vista economico. Il suo libro «L’ascesa della nuova classe creativa» (Mondadori, 2003) ebbe molto successo e se ne parlò diffusamente anche in Italia
Si discusse molto il tema delle «3T», cioè tre condizioni (talento, tecnologia e tolleranza), tutte necessarie, per avere un forte sviluppo economico. Se tecnologia e talento sono requisiti abbastanza ovvi, la tolleranza non lo è. Florida prese come indicatore l’indice di concentrazione dei gay nelle varie città e scoprì che dove c’è molta tolleranza c’è maggiore sviluppo. Laddove la crescita produttiva era più consistente, vi era un’offerta di intrattenimento culturale ampia. Dove c’è una mentalità aperta non c’è paura di scoprire e sperimentare cose nuove, che ancora non esistono. I talenti sono attratti dalle aree dove si è apprezzati per quello che si sa fare e non esiste alcuna discriminazione.
Sul fronte delle «3T» l’Italia non è messa molto bene. Non siamo un Paese sufficientemente aperto mentalmente, fiducioso e tollerante. Abbiamo troppi pregiudizi, che bloccano l’arrivo dei talenti. Vi ricordate il film «Mine Vaganti» con un formidabile Ennio Fantastichini, distrutto nel sapere che il figlio era gay? Il presidente del Consiglio dovrebbe ricordare ai cittadini italiani che un tempo a partire per la terra promessa eravamo noi italiani, costretti a espatriare – e rimanere in quarantena a Ellis Island – per mancanza di lavoro. Il Veneto, oggi una delle regioni più ricche d’Europa, ha visto intere città svuotarsi per partire per le Americhe. La famiglia Bergoglio lasciò il Piemonte nel 1929 salpando da Genova col piroscafo Giulio Cesare con destinazione Buenos Aires, dove poi nacque Papa Francesco. Se Milano – secondo i dati resi noti dal servizio studi della sede del capoluogo lombardo della Banca d’Italia, guidata da Giorgio Gobbi – cresce molto più che il resto del Paese è perché ha nel proprio Dna un coefficiente molto alto di tolleranza. Integra facilmente coloro che abbiano idee e voglia di lavorare.
Indro Montanelli spiegava che Milano era un grande tubo digerente, capace di assorbire chi avesse «capacità di fare e desiderio di sapere». Le manifestazioni a Milano dirette a dimostrare la necessità di tutelare i diritti dei bambini – i primi a essere danneggiati dalle discriminazioni – rappresentano un forte segnale di spirito civico e costituiscono un incentivo affinché la classe creativa continui ad affluire in Italia.
Gli esponenti del governo invece sembrano sordi e indifferenti, fin da lasciare il presidente Sergio Mattarella solo davanti alle bare di Cutro e, come ha scritto Maurizio Ferrera, non si intravede quella disponibilità all’ascolto e alla mediazione che dovrebbe ispirare l’azione di chi è nella stanza dei bottoni. Il governo sembra voler osteggiare i diritti delle minoranze e favorire gli incumbent, coloro che detengono rendite di posizione come taxisti, farmacisti e balneari. La crescita viene dalla competizione tra i diversi attori sul mercato, dalla concorrenza, termine completamente assente nei discorsi dei ministri. La direttiva dell’Unione Europea relativa alla liberalizzazione dei servizi nel mercato interno – cosiddetta Bolkenstein, dal nome del proponente – è del lontano 2006 e si fa di tutto, ancora nel 2023, per rinviarne l’applicazione. Così facendo l’Italia dovrà pagare dure sanzioni alla Ue, ma il governo è più disposto ad ascoltare Maurizio Gasparri piuttosto che la commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager. Sono in molti a ricordarsi la foto del viaggio in treno – 16 giugno 2022 – di Mario Draghi.
Emmanuel Macron e Olaf Scholz verso la capitale dell’Ucraina per stringersi intorno a Volodymyr Zelensky, sotto l’attacco criminale russo. Oggi questo viaggio insieme non sarebbe possibile perché il nostro primo ministro intende portare avanti politiche sovraniste, molto lontane dallo spirito europeista. La crescita del pil italiano dipende dalle politiche contro la denatalità, dall’attrazione dei cervelli, dalla sfida educativa e di integrazione, e dagli stimoli concorrenziali. Se il governo intende favorire le rendite e l’isolazionismo, sbaglia di grosso. (riproduzione riservata)
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