Lunedì pomeriggio ci ha lasciati Giuseppe Amoroso, Pippo per gli amici, storico avvocato milanese esperto di diritto fallimentare.
Nato a Milano nel 1939 Pippo ha acquisito notorietà e stima all’interno del Foro Milanese.
Sono tanti gli imprenditori ad essersi rivolti a lui nella fase più difficile, la crisi di impresa.
Pregevole il suo volume Crisi d’impresa nelle PMI.I nuovi strumenti per affrontarla e risolverla (Egea, 2009), che ha spiegato ai non addetti ai lavori l’evoluzione del diritto fallimentare che non vede più il fallito come soggetto costretto – nella Roma del Seicento – a circolare col berretto verde (da qui l’espressione “sono al verde”).
Pippo era un uomo colto, curiosissimo, con una forte integrità morale.
In un viaggio insieme verso Bologna all’inaugurazione dell’Opificio creato da Marino Golinelli, straordinario imprenditore e mecenate, Pippo mi raccontò di quando rimise il mandato nelle mani di Felice Riva (noto anche come “Felicino” o “Biondino”, amante della bella vita e del Milan), erede del Cotonificio Vallesusa (simbolo del boom economico italiano, poi andato in bancarotta fraudolenta, a metà degli anni Sessanta), fuggito in Libano per evitare l’arresto nel 1969, tradendo i patti con la parte avversa.
L’ironia di Pippo veniva poi seguita da una risata prorompente che scattava al termine della battuta.
Qui un esempio, frutto dei suoi scritti brevi che gli allietavano la giornata: “In Italia il modo tipico di affrontare un problema grave è di cambiargli il nome. Così i ciechi sono diventati “non vedenti”, i paralitici “disabili”, le donne di servizio “colf”…Ovviamente questo non ha fatto riacquistare la vista ai ciechi, né camminare gli invalidi” (https://www.ilblogdipippoamoroso.it/).
Pippo non si accontentava dei successi professionali, il suo spirito indomito lo portò a interessarsi del bene comune, da raggiungersi attraverso il dibattito.
Pippo amava pensare, discutere, animarsi, sempre disposto a cambiare idea.
Nei primi anni Ottanta iniziò a seguire gli incontri organizzati dall’Associazione per il Progresso Economico (APE), fondata nel 1961 dall’allora sindaco di Milano Gino Cassinis, accademico dei Lincei, Rettore del Politecnico (già professore di Topografia), uno dei cinque sindaci della Resistenza a cui Milano ha di recente dedicato un murales in Via della Lupetta, a due passi dalla bellissima Piazza Sant’Alessandro. Anche Guido Piovene, nel suo Viaggio in Italia, reportage per scoprire luoghi e caratteri, raccontò dell’APE come “industriosa, il cui nome grida: Milano”. Bei tempi quelli in cui la classe dirigente era “adeguata” e all’altezza delle aspettative di Raffaele Mattioli, il banchiere umanista che raccoglieva amici e intellettuali nella sua casa di Via Bigli.
Dopo alcuni anni il presidente dell’APE Giordano Zucchi passò lo scettro a Pippo, che per oltre vent’anni guidò l’Associazione riuscendo a portare a Milano ben cinque Premi Nobel: Franco Modigliani, Arno Penzias, Kary Mullis, Michael Spence, Renato Dulbecco. E tanti altri imprenditori, manager, professori, scienziati, intellettuali.
Nel 2016 Pippo mi convocò in Piazza Meda e mi convinse a prendere il suo testimone, con un mandato preciso: rinnovare l’Associazione ed aprirla ai giovani. Negli ultimi tempi, pur malato, cercava sempre di farmi avere il suo sostegno.
Quante volte mi ha invitato all’Umanitaria per propormi idee e ospiti da invitare! E incitarmi a non mollare mai, a “mettere le forze in cammino”.
Caro Pippo, non sai quanto ci mancherai. Ti sia lieve la terra.
Claudio Gatti dice
Sin dall’inizio dell’APe con Pippo organizzai il Premio Ape che contribui allo sviluppo dell’Associazione. Per l’amicizia personale e la sintonia di idee che ci ha legato per tanti anni debbo dire, con molta emozione, che sono rimasto intellettualmente solo. Addio Pippo. Claudio Gatti