Una riflessione scritta dal Presidente Beniamino A. Piccone per Momento Finanza
Mentre in Italia si discute dell’ergastolo ostativo – particolare tipologia di ergastolo per la quale non sono previsti benefici derivanti dalla buona condotta – in America Bernard Madoff, il finanziere già presidente del Nasdaq, protagonista di una mega truffa, è morto l’altro giorno in galera. I suoi avvocati avevano chiesto che potesse morire a casa, vista la grave malattia. Ma negli States vale il motto latino “dura lex, sed lex” (la legge è dura, ma è legge), ossia le regole valgono sempre, senza eccezioni. Mentre da noi vige il “perdonismo”, oltreoceano il colpevole, se riconosciuto tale, individuato e condannato, va punito in modo esemplare. Si tratta della virtù dell’enforcement, ossia far rispettare le regole è un incentivo affinchè vengano rispettate anche in futuro.
Il 12 Marzo 2009 Bernie Madoff si è dichiarato colpevole di tutti gli 11 capi d’accusa a lui ascritti ed è stato condannato a 150 anni di carcere. Rispetto agli altri hedge fund Madoff non vantava profitti del 20-30% ma si attestava su un più ragionevole rendimento del 10% annuo che però rimaneva costante a prescindere dall’andamento del mercato. Il Financial Times scrisse: “The returns on Madoff’s funds were not extraordinarily high, running at about 10 %; however they were steady, which appealed to conservative European investors. Clients were also reassured by apparently close ties that Madoff enjoyed to respected French and swiss banks, such as Union Bank Privée” (Madoff spins his story, 9 April 2011).
La truffa consisteva nel fatto che Madoff versava l’ammontare degli interessi pagandoli con il capitale dei nuovi clienti. Il sistema è saltato nel momento in cui i rimborsi richiesti superarono i nuovi investimenti. L’inganno è stato smascherato in quanto nell’ultimo periodo le richieste di disinvestimento avevano raggiunto una cifra – circa 7 miliardi di dollari – che Madoff non è stato in grado di onorare con le risorse finanziarie disponibili. Si è parlato a tal proposito di Ponzi Scheme. Lo schema di Ponzi (dal nome di Charles Ponzi (1882-1949), antesignano delle truffe finanziarie) è un modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi investitori, a loro volta vittime della truffa. Lo schema di Ponzi permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote. I guadagni derivano infatti esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive o finanziarie. Il sistema è naturalmente destinato a terminare con perdite per la maggior parte dei partecipanti, perché i soldi “investiti” non danno alcuna vera rendita né interesse, essendo semplicemente incamerati dai primi coinvolti nello schema che li useranno inizialmente per rispettare le promesse.
La truffa complessiva si aggirò intorno ai 20 miliardi di dollari, quindi simile a quella perpetrata da Calisto Tanzi patron di Parmalat – il quale però, condannato in Cassazione a 17 anni, è agli arresti domiciliari -, Madoff ha subito una condanna a 150 di carcere.
C’è da dire che il curatore fallimentare – trustee of the liquidation – di Madoff, Irving Picard, che si è rivalso con prontezza sugli intermediari – secondo l’accusa – compiacenti con la truffa, ha recuperato diversi miliardi di dollari.
La truffa di Madoff per ora lascia sul terreno solo 10 miliardi di dollari, inferiore quindi alla truffa del nostro Tanzi, che rimane saldamente in testa come il più grande truffatore di tutti i tempi.
Un’ultima battuta. Colui che per anni ha denunciato le truffe di Madoff – con la SEC dormiente – si chiama Harry Markopolos, coraggioso whistleblower (o spione secondo la pessima accezione italica), dal cognome un grande erede del mitico viaggiatore e mercante veneziano.
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