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L’Italia a una svolta cruciale

Un articolo scritto dal Presidente Beniamino A. Piccone per la Gazzetta del Mezzogiorno.

L’Italia a una svolta cruciale

L’Italia attraversa un momento topico. Nei prossimi due anni si decideranno le sorti economiche delle prossime generazioni. E’ estremamente importante che tutto il Paese ne prenda consapevolezza. “Il tempo si è fatto breve” soleva dire Carlo Azeglio Ciampi. Sulla stessa linea, con parole incisive e sferzanti, si è espresso ieri Fabio Panetta, rappresentante italiano nel comitato esecutivo della Banca Centrale europea, degno erede di Tommaso Padoa-Schioppa, grandissimo servitore dello Stato.

Panetta, che ha lasciato la carica di direttore generale della Banca d’Italia per vivere a Francoforte sul Meno, si è espresso con lucidità rimarcando alcuni punti essenziali:

  1. Il nostro Paese deve smettere di tergiversare; deve invece compiere le riforme tanto agognate e “affrontare seriamente il nodo del Mezzogiorno”.
  2. Ci è stata data un’apertura di credito e sta in noi farne buon uso. Il credito bisogna saperlo utilizzare; non sarà più possibile – perché saremo fortemente vigilati – spenderlo in spesa corrente o in festival della Pizzica;
  3. Se abbiamo “mancato l’appuntamento con la rivoluzione tecnologica”, non possiamo perdere questa occasione: le imprese devono investire in capitale umano e formazione, devono spingere verso aggregazioni e una maggior caratura dimensionale. Il “piccolo è bello” ha fatto il suo tempo, per essere competitivi nell’arena internazionale occorre avere le spalle larghe e uscire dal “nanismo” d’impresa.
  4. Quella del Sud è una “sfida cruciale”. Così Panetta: “Fatico a immaginare uno sviluppo equilibrato in un’economia in cui un terzo dei cittadini ha un reddito pro-capite pari alla metà di quello del resto del Paese e intere regioni sono afflitte da disoccupazione diffusa e carenze infrastrutturali”.
  5. Panetta evoca l’introduzione di una “fiscalità di vantaggio”, “un progetto ambizioso che andrà valutato per le sue implicazioni su finanza pubblica e concorrenza”. E’ chiaro che per investire nel Sud ci vuole coraggio, visto il deficit strutturale di supporto istituzionale. Acemoglu e Robinson hanno scritto pagine memorabili (leggasi “Perché le nazioni falliscono”, il Saggiatore) per spiegare l’importanza del funzionamento delle istituzioni pubbliche per favorire la nascita e lo sviluppo delle imprese. Sindaci e presidenti delle Regioni devono creare delle task-force dirette a scrivere i progetti in modo serio. Non mancano i soldi, spesso, ma la capacità di realizzarli. Le chiacchiere stanno a zero.
  6. Grazie ad Angela Merkel, il clima verso i Paesi del Sud Europa è profondamente mutato. Non dobbiamo sprecare questa crisi, “serve una risposta all’altezza da parte dei Paesi economicamente meno forti”. Se non ora, quando, direbbe Primo Levi.

Nel secondo Dopoguerra le migliori teste provenienti d’Oltreoceano vennero accolte in Banca d’Italia dall’allora capo del Servizio Studi Paolo Baffi (delegato alla bisogna dal Governatore Donato Menichella), il quale creò un think tank di estrema levatura composto da Paul Rodenstein Rodan, Albert Hirschman, Vera Lutz, insieme ai cervelli di coloro che erano tenuti a dare seguito al Piano Marshall. Invece di sprecare queste risorse, si convinse anche il presidente della Banca Mondiale Eugene Black a investire nel Sud Italia. E Gabriele Pescatore, presidente della Cassa per il Mezzogiorno, lavorò in modo eccezionale bonificando interi territori e spingendo verso una “buona economia”

Se vogliamo che i denari europei vengano spesi bene, mettiamo alla testa degli organismi decisionali persone capaci, “mani sapienti e coscienze rette” (Menichella, cit.), altrimenti le prossime generazioni non ce lo perdoneranno.

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